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Il Vescovo Mons. Parisi ha presieduto in Cattedrale la Messa in Coena Domini

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“Il nucleo della nostra fede è questo: noi crediamo in Gesù Cristo morto e risorto per i nostri peccati. E questa è una consegna che Paolo ha ricevuto dai primi seguaci di Gesù e che ha fatto propria, cioè è diventata parte della sua vita e lo dirà più volte: ‘tutto quello che era prima di me, l’ho considerato spazzatura di fronte alla novità dell’annuncio di Gesù Cristo morto e risorto”.

Così il vescovo, monsignor Serafino Parisi, nel commentare la prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi durante l’omelia della Santa Messa in Coena Domini, da lui presieduta in Cattedrale.

“Questa sera – ha proseguito il Vescovo – Paolo dice che il Signore gli ha consegnato il racconto dell’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli, con una formulazione che è una formulazione stereotipata rigida” e “queste parole sono indicative, anche loro, di una consegna che pure a noi viene fatta e che noi dobbiamo fare agli altri.

Cioè, noi riceviamo il mistero della presenza vera, viva, operativa, attiva del Signore dentro la vita della Chiesa e di ognuno di noi. È il mistero eucaristico che, come abbiamo ascoltato, ‘ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore finchè egli venga’”.

“La scelta di Paolo – ha affermato ancora monsignor Parisi – è stata una scelta che lo ha attraversato, ha preso tutta la sua esistenza, ha trasformato la sua vita, lo ha fatto passare da una condizione di persecutore dei Cristiani ad annunciatore del Vangelo della salvezza.

E, allora, Paolo dice questa grande verità e usa una formula che è la formula della consegna della tradizione, di una tradizione dinamica all’interno della quale ci troviamo anche noi” che, quindi, “non facciamo soltanto una operazione meccanica, come se dovessimo seguire soltanto regole stabilite, fisse, di un rituale.

Noi facciamo altro, perché dentro quelle parole c’è il mistero della nostra salvezza. Dentro quelle parole consegnate c’è la consegna della morte e della resurrezione di Gesù. Dentro quelle parole a noi collocate nel cuore e nella vita troviamo esattamente il principio che è capace, ancora oggi, di trasformare la storia, di trasformare la vita, di trasformare tutta l’umanità perché è il mistero del dono dell’amore”.

“Gesù – ha proseguito monsignor Parisi – non muore in Croce oggi, di nuovo, in modo cruento, come è morto più di duemila anni fa, però continua a consegnarsi nel suo mistero d’amore per la nostra vita, per dire che tutta la storia di Dio può essere descritta come il servizio di amore che ha voluto rendere all’umanità: il Padre e poi il Figlio, Gesù Cristo, con la consegna della sua vita per la vostra salvezza, la nostra gioia, la nostra letizia.

È nella forza dello Spirito Santo che è Spirito di amore: questo è il dinamismo all’interno del quale noi entriamo. È il dinamismo della tradizione, cioè di questa consegna di una vita della quale noi siamo parte attiva. Noi entriamo dentro questo grande circuito dell’amore di Dio.

Siamo inondati dall’amore e anche noi dobbiamo inondare di questo amore gli altri. È una consegna che continua e il Signore ci ha indicato anche come fare passare ancora oggi nella storia la potenza del suo amore, della sua passione, della sua misericordia, della sua carità. E ce lo ha indicato questa sera nel brano di Giovanni che abbiamo ascoltato: ci sono tutti gli elementi che descrivono l’umanità all’interno di quei 12 apostoli che si trovavano insieme a Gesù quella sera”.

“Ma Gesù – ha chiesto il Vescovo – ha lavato i piedi a Giuda? Pare proprio di sì. Era lì. Quindi, praticamente, Gesù non si è tirato indietro, sapendo tutto quello che sarebbe successo attraverso questo uomo, questo traditore. Anzi, si è piegato ai piedi del suo traditore per lavarli e baciarli. Ed è questo, allora, il mistero che è contenuto dentro la comunicazione chiara, efficace, inequivocabile del mistero della passione di Dio per noi.

Fare quel gesto, compiere quel segno della lavanda dei piedi significava, e significa soprattutto per noi oggi, vivere l’autenticità di quell’amore all’interno del quale siamo stati inseriti e che c’è stato consegnato, viverlo concretamente nel servizio. Questo, allora, è il significato della celebrazione che stiamo facendo questa sera. Noi veniamo inseriti dentro questa tradizione, questa consegna dell’amore di Dio che si manifesta in tante modalità”.

“A noi questa sera – ha concluso monsignor Parisi – viene detto che dobbiamo vivere la carità nella dimensione del servizio: è questa l’Eucarestia; è questo il rendimento di grazie al Signore; è questo quel po’ di pane che si trasforma nel corpo del Signore e quel po’ di vino che si trasforma nel suo sangue. Sono davvero il richiamo autentico e reale di un amore che non passa mai e che non tiene conto dei traditori e degli assassini.

Dei buoni e dei cattivi. È un amore che viene messo nel cuore di tutti, senza tenere conto della risposta che uno dà. Ecco l’Eucaristia di questa sera: il Signore ci ha messo su questa strada del dono e del servizio proprio perché anche noi attraversati da questo dono dobbiamo essere capaci di servire il mondo dicendo che anche il più disgraziato degli uomini con Dio ha sempre una speranza”.

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